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R105 Chiesa della Visitazione Tormini

La Storia

Chiesa della Visitazione di S. Elisabetta a Maria a Tormini

Posta sull’antica strada medioevale. Anticamente era un semplice oratorio, meta di riposo dei pellegrini ed anche dei carrettieri che si portavano alla città di Brescia con quei viaggi celeri… che non duravano nell’andata e nel ritorno meno di tre giorni.

Più tardi questo oratorio venne ampliato come si può osservare dai discrostamenti dei muri dalla parte occidentale. Ora questa Chiesa è officiata tutte le domeniche ed alcuni giorni della settimana. L’altare maggiore, unico in questa chiesa, è in pietra lavorato a stucchi con vario colore. Dietro all’altare a mo’ di pala, sul muro vi è dipinta la Vergine col Bambino e due Santi, ai lati dei quali uno pare S.Rocco e l’altro Santa Lucia. Alla destra prospiciente la porta d’entrata di sinistra vi è un quadro raffigurante le Anime Purganti ed il Crocifisso. È un quadro votivo; l’autore è Giuseppe Ranesi.

La facciata della Chiesa è rustica e da ponente a occidente è contornata da porticato .

Sul dosso dei Tormini, posta sulla strada che da Brescia portava alla riviera, il “Tabernacolo” (o sinceta nella parlata popolare) dedicato alla Visitazione della B. V. con un bellissimo affresco rappresentante la Madonna, seduta, col Bambino in braccio, di mezzo a Santi; portante la data 1497; attiguo al tabernacolo, un grande porticato per la sosta notturna dei cavalli, e appresso, l’ ”Ospitium Fratruum” per albergare i viandanti (in occasione di riparazioni fatte alla casa in questione, si trovarono le parole suddette scolpite sull’architrave di questa). Sono due sommarie  descrizioni interessanti e verosimili per quanto riguarda l’origine e per come la santella si è trasformata nel tempo. Purtroppo come al solito manca una documentazione soddisfacente e tanto più esauriente. Gli elementi che ci garantiscono la vetustà sono la data dell’affresco sulla parete destra.

1497 e per analogia la dislocazione della cappella proprio a cavallo dell’antichissima e importante strada di comunicazione tra Brescia, la valle (“l’Alemagna”) e la Riviera.

Molto probabile quindi anche l’esistenza dell’ ospitium fratruum (ospizio per viandanti) nel pianoro a nord-est della chiesetta, verso la valle, della quale purtroppo sono scomparse le tracce. L’origine quindi si può far risalire senza incertezza almeno alla seconda metà del sec. XV°.

Qualche notizia in più, ma sempre frammentarie e non sufficienti a comprovare tante supposizioni, le abbiamo dalle solite relazioni delle Visite pastorali. Il Bollani (1566) interroga il prevosto di S. Pietro, che riguardo alla chiesetta dei Tormini dice: “esiste la chiesa di S. Maria ad Elisabetta sita in contrada di Tormini che ha come rettore il prete Gerolamo Pregassina”.

Non sa però quali obblighi abbia. 

Nella Visita del Pilati (1574 e 1578) si legge che  “incontrata Terminorum extat oratorium seu Ecclesiola sub titulo S. Mariae ad Elisabeth”. È un chiericato che fu unito dal vescovo Bollani alla chiesa parrocchiale di S. Pietro di Liano entro i quali confini si trova. Possiede due pezze di terra (circa 50 piò). Una pezza è divisa dalla “Strada Regia”. Di tutto è stato fatto un rilievo e depositato presso l’archivio vescovile. Il rettore è un certo prete Girolamo de Attillis, che ha l’obbligo di celebrare la Messa solenne nel giorno della Visitazione e altre Messe durante l’anno “ex devotione”. Tra le disposizioni che il visitatore lascia, una è importante e ci fa comprendere lo stato un po’ precario in cui si trova la cappella: “… si copra sopra l’altare con assi overo quadrelli”. In parole povere c’era da rifare il tetto. Un’altra annotazione dice: “si slarghi il palio”.

Nella Visita di M. Morosini (1652) c’è una disposizione abbastanza curiosa: “… deleantur in muro carbone scripta et murus ipse dealbetur”, cioè siano cancellate scritte fatte col carbone… Probabilmente essendo la cappella aperta, poteva facilmente diventare luogo di rifugio, di bivacco coll’accensione di fuochi e… relative conseguenze.

Poche o meno importanti notizie le abbiamo da altre Visite.

Mons. Dolfin constata che non c’è obbligo di celebrare la Messa; solo qualche volta per devozione. Mentre il card. Badoer (1711) lascia scritto che “la Visitazione della Vergine a S. Elisabetta nei Tormeni è chiericato o giuspatronato della Prepositura. Il prevosto si nomina un massaro per la raccolta delle limosine, quale hora è il rev. Benedetto Marchi moderno (cioè vivente); quali (elemosine) si applicano alla manutenzione del medesimo oratorio e poi ancora se si avanzano s’impiegano per l’altar maggiore della parrocchiale in qualche urgente bisogno…”.

È in questo periodo di tempo (metà del sec. XVIII°) che secondo il prev. Gamba la santella fu trasformata in Chiesa. La vecchia cappella fu prolungata e chiusa verso la strada e di conseguenza fu fatto il portico perché potesse essere ancora luogo di ospitalità e ricovero per i viandanti.

Come al solito non ci sono documenti che parlano della nuova sistemazione. La Relazione fatta nella Visita di quel tempo (1760) dal vesc. G. Molin, parla solo non più di << chiesuola o cappella >> ma di Chiesa. “La Chiesa della Visitazione detta de Tormeni con un solo altare, dove non vi è cappellano se non per devozione… “.

La sua esistenza secolare non è segnata da grandi avvenimenti. 

Si ricorda che nell’aprile del 1616 nella chiesetta fece “sosta breve” il multiforme  e grandioso corteo che stava trasportando da Brescia a Salò le reliquie di S. Carlo Borromeo. Vi erano prelati e chierici, autorità e notabili, molti giovani a cavallo e una moltitudine di gente accorsa dalla riviera e dalla Valle. Un altro avvenimento meno gioioso. Nella seconda metà e alla fine del secolo scorso, a più riprese era scoppiata anche nel territorio di Volciano l’epidemia del colera. La chiesetta viene dall’autorità civile requisita per servire come lazzaretto ai colpiti dal morbo infettivo. Le ultime significative vicende in bene e in male sono dei nostri tempi. Durante la guerra dovette subire le conseguenze di vari bombardamenti e soprattutto del rovinoso e violento scoppio della vicina polveriera di Missana. Poi ci fu la ricostruzione e subito anche la volontà della popolazione di erigere a fianco della chiesetta, un campanile. Già nel 1945 per iniziativa del compianto sig. F. Peroni fu promossa una sottoscrizione e l’opera fu portata a termine nel tempo di una decina di anni. Meno apprezzabile fu la sorte riservata e non si sa con precisione per quali motivi, al caratteristico portico esistente da secoli sul fianco e sulla fronte della chiesa. Negli anni (1968-69) era stato ricostruito, perché pericolante, col contributo del Comune e colla spesa di circa mezzo milione di lire. Pochi anni dopo viene nuovamente e definitivamente demolito privando così la chiesa di una sua pregevole caratteristica.

La chiesa all’interno conserva una linea semplice e pulita.

È soprattutto interessante per i due affreschi quattrocenteschi ben conservati.Uno fa da pala all’altare ed è racchiuso tra due colonne in gesso. Rappresenta la Madonna col Bambino con a fianco S. Rocco e una Santa Martire. L’altro è sulla parete di destra (è solo il pezzo di un affresco che dovrebbe esistere sotto il pesante stato di calce della parete). È visibile la data: 1497 con alcune lettere: VR VTR, che almeno in parte potrebbero voler dire “votum reddidit”  (cioè una specie di ex-voto).

L’altare è in marmo e conserva al centro un prezioso intarsio raffigurante il mistero della Visitazione. Un’altra riproduzione dello stesso mistero si ha in una piccola ma pregevole tela incastonata nella cornice sopra la pala. In sacrestia c’è un bancone a due ordini in legno di noce.

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